La Comunità di Progetto Terre e borghi dell’Alto Vastese ha l’obiettivo di promuovere un modello di sviluppo turistico sostenibile e competitivo del territorio dell’Alto Vastese, basato sull’equilibrio tra le risorse naturali e ambientali e le esigenze economiche e sociali della Comunità locale.
Abbiamo intervistato Giuseppe Di Marco, referente della comunità, per conoscere meglio il progetto Terre e borghi dell’Alto Vastese.

Conosciamo Giuseppe Di Marco, referente e coordinatore del progetto.
Presidente di Legambiente Abruzzo, si occupa di economia civile con una predilezione per le progettazioni che nascono dal basso e che coinvolgono le comunità locali, con l’intento di dare un modello di sviluppo economico e sociale alle realtà territoriali delle aree interne. È anche impegnato nel settore turistico con la DMC Costiera dei Trabocchi ed è nel campo della progettazione sociale con lo sportello Empowerment della pubblica amministrazione del vastese.
Come e perché nasce il progetto?
Nasce dall’esigenza di cinque Comuni dell’Alto Vastese di riappropriarsi di un’identità territoriale e dare al tempo stesso una risposta di vivibilità del territorio, di promozione, di sviluppo turistico sostenibile e competitivo, basato sull’equilibrio tra le risorse naturali e ambientali e le esigenze economiche e sociali della Comunità locale.
L’idea è quella di strutturare dei “green hub” ovvero degli snodi che permettano di catalizzare informazioni e servizi, dei “punti di accesso” per un miglior raccordo e una mobilità del territorio.
Attraverso la Comunità di Progetto vogliamo mettere in campo tutte quelle azioni che portino alla creazione di un distretto di economia civile.
Qual è il territorio di riferimento e quali sono le sue attrattive?
Il territorio dell’Alto Vastese e nello specifico i Comuni di Carunchio, Torrebruna, Celenza sul Trigno, Fraine e Roccaspinalveti.
Ciascun borgo ha le sue peculiarità o meglio degli attrattori riconducibili al turismo attivo, a quello enogastronomico e culturale. Quindi attrattive naturalistiche, produzioni enogastronomiche, beni archeologici, chiese, piccoli musei, affreschi, che ad oggi sono solo in parte valorizzate e conosciute sia a livello locale che extraterritoriale.
Come Comunità vogliamo costruire modelli nuovi di fruizione di questi territori che mettano al centro la sostenibilità. Un turismo legato alla natura, ma che allo stesso tempo valorizzi risorse come i luoghi di culto, per esempio il santuario Mater Domini di Fraine, le piccole chiese rurali. Attrattive che si vanno ad affiancare al Parco Avventura di Celenza sul Trigno, all’articolata rete sentieristica tra i borghi, in un’area dove sono presenti siti d’interesse comunitario. I singoli attrattori naturalistici, culturali, sportivi ed enogastronomici saranno messi in rete tra loro nell’ottica di presentare un’unica offerta della destinazione turistica Alto Vastese.
Quali sono gli obiettivi del progetto?
Principale obiettivo è la messa a sistema di tutti gli attrattori turistici del territorio che possono essere considerati elementi trainanti, insieme al recupero e alla riqualificazione degli spazi, che permettono di arricchire questo scenario. Vogliamo creare un sistema turistico sostenibile, in grado di far interagire e collegare le Comunità promotrici e i territori di riferimento, una rigenerazione dei comparti del territorio capace di integrare risorse naturali, archeologiche, storiche e culturali, che inneschi un “percorso di sviluppo”.
La costituzione di una rete di interscambio dei servizi all’interno della comunità, nel lungo periodo e in un contesto più ampio, può dare vita a un “distretto di economie civili” e a tutta una serie di riflessioni, non solo turistiche, ma anche economiche, sociali, sanitarie.
Qual è il turismo di riferimento?
Il turismo attivo e sostenibile, quindi la vacanza che mette in movimento la famiglia (il nostro target principale) che ha nelle sue priorità la sostenibilità ambientale.
Guardiamo anche a un pubblico straniero, tendenzialmente nordeuropeo che ha intenzione di vivere gli spazi del nostro entroterra, anche se quest’anno, a causa del Covid-19, sarà il turismo di prossimità a dominare la scena. Inoltre è importante lavorare per garantire un turismo per i target più fragili, come quello dei diversamente abili.
Quali sfide?
Ci sono ancora troppi campanilismi. L’area di riferimento ha attrattive e potenzialità, ma nel corso degli anni la collettività non ci ha mai creduto, ci sono sempre state azioni frammentate e non coordinate.
La Comunità di Progetto può essere l’elemento di novità forte, una risposta di sistema, un’iniziativa che ha la capacità di fare rete, quella “rete” che per vent’anni è sempre stata “rimessa al centro” del dibattito, ma di fatto non è mai stata realizzata. Tutti devono capire che questo progetto è un punto di partenza, un investimento collettivo ed è necessario credere nel territorio, ragionare su quello che può offrire, e quindi partire da un’unica visione.
Come vi siete organizzati? Chi aderisce alla Comunità di Progetto?
La comunità è costituita da cinque Comuni dell’Alto Vastese: Carunchio, Torrebruna, Celenza sul Trigno, Fraine e Roccaspinalveti; aderiscono anche Legambiente Abruzzo, la DMC Costiera dei Trabocchi, il CEA Centro APE d’Abruzzo e l’Associazione dei produttori della Ventricina del Vastese.
L’idea è quella di coinvolgere oltre agli attori pubblici, soprattutto gli attori privati, come i piccoli produttori e la ristorazione locale. Inoltre c’è desiderio di collaborazione anche da parte di alcuni operatori della costa, che sempre più volgono lo sguardo verso l’entroterra.
Le aree interne hanno un’enorme potenzialità e, in un futuro che non è poi così lontano, con il rischio della desertificazione e dei cambiamenti climatici, si andrà verso la riscoperta degli spazi interni che saranno più vivibili rispetto a quelli costieri.
La volontà è quella di costruire un territorio accogliente che metta a sistema la costa con le aree interne: il turismo può essere l’elemento vincente che può alimentare il dialogo.
Un altro aspetto importante è il coinvolgimento del terzo settore che attraverso diverse associazioni può garantire servizi necessari sul territorio. Pensiamo alle Pro Loco e alle associazioni di volontariato che possono contribuire a sviluppare sistemi di hub territoriali.
Operativamente? Quali azioni concrete state implementando e andrete a implementare?
Il rafforzamento della rete, la condivisione di un programma di startup della Comunità di Progetto, la messa a sistema degli attrattori e delle risorse endogene del territorio e la valorizzazione progettuale del turismo attivo e sostenibile.
Quali risultati volete raggiungere da qui a un anno? E come si potranno “visualizzare” concretamente sul territorio?
Obiettivo immediato è quello di strutturare e mettere in funzione la Comunità di Progetto organizzando una prima azione di consolidamento della rete. Questo può passare attraverso la messa a sistema del discorso sul turismo che in questo momento vive di forza propria e può essere l’elemento trascinatore dell’idea complessiva. Al tempo stesso la costituzione della Comunità diventa laboratorio reale di discussione su quelli che possono essere gli elementi per arrivare nel medio-lungo termine alla costruzione di un distretto di economia civile, in un’ottica più ampia di progetto e programma così da rivitalizzare l’azione sociale ed economica del territorio.
Sarà possibile “visualizzare” concretamente questi risultati “misurando” quella che è la portata della partecipazione ovvero quanto il progetto coinvolgerà la comunità tutta.
È importante anche lanciare un primo input, quindi avere un risultato iniziale che dia fiducia nel futuro. Sicuramente in questo momento la partita, non sul turismo in generale ma su quello attivo e sostenibile come la creazione di hub di rafforzamento all’accessibilità delle aree interne, può rappresentare un obiettivo possibile già per la prossima primavera.
A causa del Covid-19 stiamo vivendo un momento eccezionale di riscoperta degli spazi aperti, soprattutto nelle aree interne. La necessità è quella di andare oltre la classica fruizione delle spiagge, il modello turistico “riminese” è ormai superato.
Oggi la riscoperta delle aree rurali interne, viaggiare in solitudine e frequentare destinazioni meno affollate, perché il distanziamento sociale ci porta anche a questo, può essere uno stimolo per reinventare un modello di fruizione diverso dell’entroterra, un incentivo per rafforzare la stessa Comunità di Progetto.
La prospettiva sarà quella di contribuire a sviluppare un sistema di accoglienza turistica territoriale, in linea con le strategie regionali e locali attuate dalla PMC e DMC, dentro un unico sistema turistico integrato.
Per questo credo che l’idea di una piattaforma di destinazione sia superabile come concetto e strumento. Sicuramente ci doteremo di un sito informativo, però l’azione intelligente sarà mettersi in rete su quella che è la destinazione turistica più ampia di questo territorio e non circoscriverla solo all’Alto Vastese.